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Sustinable Wine: a new way of living architecture.

La vite rappresenta per il Trentino un elemento di riconoscibilità molto importante, infatti il territorio del fondovalle e la prima collina raccontano di come si sia intervenuti a ridisegnare aree difficili e scoscese al fine di essere coltivate. I terrazzamenti che si susseguono con ritmiche diverse “scalano” dislivelli più o meno accentuati per poter ricavare terreno coltivabile. Il legame con il paesaggio e la sua mutazione, passata e anche presente, segna fortemente la percezione del tema del vino. All’interno di questo scenario l’attività vinicola ha assunto una grandissima importanza divenendo l’attività agricola per eccellenza, sull’onda anche della grande diffusione del prodotto vino. Sul finire degli anni novanta alcune realtà produttive si sono spostate verso un modello di tipo “industriale” guardando con decisione verso il mercato della grande distribuzione. Questo passaggio trova una delle più importanti testimonianze nel complesso delle Nuove Cantine di Mezzocorona opera dell’architetto Alberto Cecchetto.
Un progetto molto articolato che vuole essere sicuramente luogo della produzione, ma anche elemento rappresentativo di un marchio e di un territorio. Localizzato nella piana rotaliana, in un punto nodale di transito dell’autostrada A22 e di collegamento con alcune valli laterali, denuncia la sua forte presenza sviluppando un linguaggio di rielaborazione dei caratteri morfologici e tipologici del territorio. Un progetto complesso concluso alla metà degli anni 2000 e che racchiude in se funzioni che vanno dalla parte produttiva del vino e degli spumanti, alla parte amministrativa e un auditorium da 1200 posti. Il lavoro delle Cantine di MezzoCorona ha rappresentato sicuramente un nuovo punto di riferimento ponendo, fortemente, l’accento sulla necessità di rappresentarsi con un linguaggio contemporaneo frutto però di una rilettura del contesto. Non si tratta solo di rinnovare le proprie funzioni a proprio uso esclusivo, ma di andare oltre trasmettendo la realtà aziendale tramite alcuni “valori” insiti del territorio. Vicino alla grande Cantina di MezzaCorona, si colloca il progetto di tesi sviluppato nell’area a sud di Mezzolombardo, paese limitrofo di Mezzocorona. Se da una parte, il Trentino presenta varie cantine di dimensioni medio-grandi (circa 15), spesso sociali, con produzione che supera il milione di bottiglie annue (MezzaCorona, Rotari, Ferrari etc..) dall’altra, presenta varie piccole cantine con produzione annua inferiore a 200.000 bottiglie (si aggirano sulle 50). Molto spesso queste cercano prima la qualità e l’amore verso il proprio territorio e il proprio prodotto, rispetto a una quantità elevata, ed è questo il caso della Cantina De Cles, presa come caso per lo sviluppo di questa tesi. (www.baronedecles.it) . L’azienda vinifica le migliori uve coltivate soltanto da vigneti di proprietà, nei comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige. Il vino prodotto è principalmente il teroldego rotaliano, vino DOC Trentino. Inoltre, vengono prodotte alcune decine di migliaia di bottiglie di Pinot Grigio. 

IL PROGETTO
L’esperienza di una visita a un cantina vinicola richiede necessariamente il coinvolgimento di tutti i nostri sensi. Percepire il paesaggio vitivinicolo, con la sua trama e i suoi colori, esplorare gli spazi dell’architettura contemporanea, assaporare i profumi e il gusto dei vini: abbinando queste esperienze insieme, costituisce infatti uno stimolo sensoriale completo. L’architettura è un’arte che crea spazi tridimensionali, che per essere apprezzati devono necessariamente essere visti dal vivo. Nel caso delle cantine vinicole il vino costituisce effettivamente un motivo in più per spingerci alla visita. Spesso le strutture si trovano in contesti naturali e paesaggistici di notevole pregio dove la costruzione di una nuova cantina, o l’ampliamento e trasformazione di una struttura esistente, comporta un necessario confronto con il luogo. Vi sono però diversi atteggiamenti progettuali che esprimono altrettanti diversi approcci concettuali: dalla delicatezza dei progetti che cercano una mimesi nel paesaggio, nascondendo le strutture e lasciando il ruolo di segnale solo all’emergenza di alcuni elementi fisici, all’opposta necessità di marcare il territorio in modo deciso ed evidente con un landmark capace di diventare il brand stesso della cantina. In questo caso il progetto rispetta il primo approccio, l’edificio infatti è quasi del tutto ipogeo, sia la parte della cantina vera e propria, che della sala degustazione, si collocano non “a vista”. Invece, i blocchi esterni, sono la parte dell’arrivo vini e del ristorante/agritur, il quale ospita una ventina di coperti. La cantina, di piccole dimensioni, avrà una produzione annua di circa 150.000 bottiglie e quindi una capienza di circa 2600 quintali di uva. Tutti gli spazi sono stati appositamente progettati secondo il processo del vino prodotto, principalmente Teroldego Rotaliano, e in base alla quantità di uva portata in cantina. 
Fulcro del progetto è la cantina stessa, come detto ipogea, che si è voluto mettere in relazione con la “piazza superiore” tramite dei lucernari. La tinaia presenta una sottostruttura in legno di rovere, collegandosi matericamente sia ai barrique stessi, che alle altre zone del progetto come l’agritur o la zona accoglienza. La cantina è messa in relazione con la zona degustazione tramite una scala che porta direttamente alla tinaia, luogo di grande interesse per gli eventuali visitatori. Inoltre la zona degustazione, collocata a piano terra ma coperta da un tetto verde, è collegata direttamente con la zona del ristorante/agritur. Per quanto riguarda i materiali utilizzati, si è deciso di utilizzare come materiale di costruzione il calcestruzzo per la parte della cantina, mentre per la parte dell’agritur, l’xlam.
Sustinable Wine: a new way of living architecture.
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